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Ricordi di Guerra – Cormonesi

Sala civica strapiena sabato 21 novembre a Cormons per ricordi 1Mpartecipare alla suggestiva serata organizzata dall’Associazione Fulcherio Ungrispach per rievocare alcuni ricordi diaristici a un secolo dagli eventi che videro la città coinvolta in numerosi eventi della grande guerra.

L’iniziativa ideata da Dolores Mian e da Daniela Venier oltre alle letture ha avuto l’indispensabile supporto musicale del Coro Fogolar di Corno di Rosazzo e della proiezione di immagini d’epoca.

Ha aperto la serata con il suo saluto il Presidente dell’Ungrispach Gianni Felcaro che non ha mancato di sottolineare il significato di quanto veniva presentato dal punto di vista culturale.

Il sindaco Luciano Patat, presente con l’assessore Elena Gasparin, è intervenuto per rievocare alcuni problemi delle vicende belliche cormonesi di cento anni fa.

La presentazione dei diari è stata fatta da Roberto Tirelli che ha tracciato il profilo dei tre autori:

  • Suor Aloisia Hutter che dal convento guarda allo strazio della città ricordi  DI GUERRAnei giorni di Caporetto,
  • Ardengo Soffici, pittore e letterato futurista, estraneo a Cormons, ma buon testimone di quei giorni lontani,
  • Guido Felice Simonetti cormonese nato nel 1905 che a soli 26 anni divenne podestà e al quale si ascrivono numerose opere pubbliche a vantaggio della città. Il personaggio di Simonetti ai più oggi sconosciuto è tutto da scoprire anche per le sue opere in materia economica e sociale e per il suo ruolo di consigliere del ministro del tesoro Pella.

Letture e canti quindi si sono alternati sino all’applauso finale con un bis ,sinfonia di pace,eseguito dal coro. Ottimi i lettori che hanno dato il meglio di sé.

Alla fine il saluto di Daniela Venier e un simpatico assalto al “prosciutto con il cren “ affilato dalle mani esperte del Presidente Felcaro.

Una serata di piena soddisfazione che ha ricevuto il plauso dei numerosi cormonesi presenti con l’auspicio di ripetere iniziative di così alto significato culturale.IMG_2065

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Corale Fogolar - Corno di RosazzoIMG_2064

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…….

Appunti fra i miei ricordi

di Guido Felice Simonetti

*.*.*.*.*.*

28 giugno 1914

Enorme pubblico in piazza grande per la tradizionale Tombola annuale. Il grande “brear” è già pronto per il ballo. Ad un tratto Marco Tavasani, membro del Comitato eretto sul palco fa cenni alla folla di silenzio. Suona una tromba: è giunta come un fulmine la notizia che il Principe ereditario, l’Arciduca Ferdinando, è stato assassinato a Sarajevo.

Afa.

Sgomento generale.

Festa sospesa.

26 luglio 1914:

Mobilitazione generale. La stazione rigurgita di migliaia di richiamati della zona. Pianti di donne. Abbracci. Addii. Saluto il mio maestro di IV elementare, Budigoi, di Dolegna. Abbraccio mio zio Pietro e altri conoscenti. Il punto di concentramento per i richiamati sono Lubiana e Radkesburg. E’ da tre secoli che i Cormonesi si presentano là per servire l’impero volenti o nolenti. Rileggiamo una lettera dell’Arciduca d’Austria, poi Ferdinando II, al valoroso colonnello Dario di Nuehaus, conte di Cormons, del 25 maggio 1601 in occasione della guerra contro i Turchi:

“ Ti ricerchiamo, clemente, di non mancare al tuo dovere, bensì di disporre dei fatti tuoi acciò con tanti cavalli ti sarà possibile comparischi nella campagna sotto tua bandiera speciale, a che fine per congresso ti nominiamo la nostra città di Rachisburg”.

Ma ora non arrivano più lettere compite di Arciduchi; l’Imperatore ordina : “Mobilitazione !!!”.

Agosto 1914

In una manifestazione in piazza grande il poeta Ermete Zardini è gravemente ferito di baionetta da un soldato boemo del 20° Battaglione Ciclisti e alcuni cormonesi percossi. Un fremito corre nelle famiglie. Mio padre mi ripete a ritornello:

“L’Italia dorme, ma se si sveglia…!!” nostalgie del suo lungo soggiorno a Torino nel 1910.

Settembre 1914:

Girano per il paese del carri per raccogliere rottami. Tin Brandolin richiama la gente con la tromba. I ragazzi delle scuole fanno il giro delle case allo stesso scopo e raccolgono carta e la ritagliano a forma di suola; servirà per i soldati durante l’inverno in Russia.

Ottobre 1914:

Un gruppo di giovani va cantando per il paese; sono i volontari di guerra; ricordo Michele e Gusto Vittor, Giuseppe Brandolin detto “Bociate”, il Moro Schizz e Carlo Bainat con altri.

Marzo 1915:

La situazione precipita. L’alleanza fra Italia e l’Austria che dura dal 1892, vacilla. Sorgono ovunque discussioni. Nel cortile di casa il barbiere Poldo Zarnetti, fiero militante socialista è sempre internazionalista. Suo cognato, il muratore Nadalutti Venanzio è favorevole all’Italia. Non per nulla ha già dato nome “Italia” a sua figlia.

Alcuni socialisti in stretta minoranza, come ovunque, sono dello stesso parere. Così Fulvio Gervasio, il pasticcere che alcuni mesi prima mi aveva portato in via del Teatro alla sede socialista per farmi vedere con orgoglio il busto di Carlo Marx. La guerra ha capovolto le idee e i princìpi.

Aprile 1915

Molti giovani cormonesi varcato lo Judrio si arruolano nell’Esercito italiano. Sono i volontari: studenti, operai, impiegati, e sulle bocche corrono i loro nomi:

  • Ÿ  Bullo Umberto,
  • Ÿ  Braidotti Guerrino,
  • Ÿ  Danielis Luigi,
  • Ÿ  Geromet Germano,
  • Ÿ  Fabbrovich Ferruccio,
  • Ÿ  Favero Franco,
  • Ÿ  Marni Giuseppe,
  • Ÿ  Tastl Giuseppe,
  • Ÿ  Tomadoni Umberto,

poi caduti sul campo.

Si saprà che alcuni mesi dopo dietro il Podgora, Geromet affronterà sulla forca il martirio come Battisti e Sauro!!!

E ancora:

  • Ÿ  Colussi Corrado,
  • Ÿ  de Senibus Giuseppe,
  • Ÿ  Fabbrovich Emanuele,
  • Ÿ  Nazzi Giorgio,
  • Ÿ  Schober Gino,
  • Ÿ  Tess Cesare,
  • Ÿ  Tomadoni Giovanni,
  • Ÿ  Tomadoni Vittorio,

Ÿ      … ed altri.

Maggio 1915:

La guerra fra l’Italia e l’Austria è nell’aria.

Pattuglie di gendarmi minano i ponti della ferrovia ed ostruiscono le strade.

Gente si sposta.

Il valente podestà di Cormons:barone Giorgio Locatelli segue il suo destino di fedele servitore dell’imperatore e si sposta a Vienna. A Milano invece è il barone Francesco Locatelli, volontario del 1848, del 1859, del 1866, a propugnare indomito a 86 anni di età, l’intervento! La guerra divide le famiglie.

23 Maggio 1915

Alle sette del mattino passa il primo ferito dell’esercito austriaco: è il comandante della finanza di frontiera colpito all’alba sul ponte. Va a farsi medicare dal dott. Bernardelli Guido.

Alle otto una pattuglia del I° Fanteria di cinque uomini sfila lungo la strada principale e va a porsi in piazza Grande; un soldato per angolo e il caporale in mezzo; divisa grigio-verde, berretto con sottogola, zaino e fucile 91 con baionetta in canna.

Un gruppo di giovani appartenenti alla Lega Nazionale con in testa Nicolò Bernardelli, Serafino Serafini, Cesarino Jakoncic, Albino Cibeu, è andato incontro alle truppe italiane con coccarde tricolore all’occhiello e pone la bandiera tricolore sul campanile del Duomo.

Arriva un tenente a cavallo, sciabola sguainata e scende in piazza delle Monache, e così (!) va dal barbiere Battan a farsi radere. E’ il tenente Gino Giri, primo ufficiale entrato a Cormons e poi caduto alcuni giorni dopo vicino al Podgora.

La popolazione è tranquilla. Molti però chiudono botteghe e finestre. Qualche drappo tricolore appare ai balconi, primi fra tutti, quelli esposti alle case dei Savorgnani e dei Perusini. Più tardi sfila il 1° Fanteria; Colonnello in testa, bandiera nella guaina; giovani friulani, in gran parte dal portamento marziale e giulivo, fucile a spall-arm. Qualche raro colpo di fucile. Si saprà poi che vi è stato un piccolo scontro sul Versa. Ma ad un tratto come il lampo si sparge una voce. Con il 1° Fanteria sfila in testa un volontario cormonese: è il calzolaio Antonio Cesselli detto “Saltel”.

La gente riempie le strade. Si grida: “ Viva l’Italia, Viva l’Esercito!” Corrono le sigarette e le bottiglie di vino. D’improvviso il timore è scomparso. Al “Leon Bianco” in piazza delle Monache, la padrona Pipina Russian, legge commossa a ufficiali e cittadini la lettera conservata religiosamente, che il comandante del II° Reggimento inviava nel 1869 alla madre del volontario cormonese Italo Bertossi, caduto a Custoza nel 1866 medaglia d’argento al valore. Prorompe un canto. Finalmente Cormons è italiana.

Quasi alla stessa ora in via Dante un anziano operaio sarto, Giuseppe Tomba, copre con un velo nero il quadro del suo Imperatore e vi depone un fiore. Quel velo e quel quadro resteranno fino alla sua morte testimoni di fedeltà al suo ideale.

25 Maggio 1915:

Al Comune, il Tenente dei Carabinieri di Revel ha convocato alcuni maggiorenti; sono presenti Antenore Marni e Giuseppe Fabbrovich, capi dell’irredentismo cormonese.

Un mese prima il dott. Fabbrovich ha avuto un colloquio con il marchese di San Giuliano, Ministro degli Esteri Italiano. I loro figli sono già alle armi. Giunge in ritardo un modesto pensionato, il nobile Enrico de Riccabona, aitante come un moschettiere nella sua figura di gentiluomo, pizzo ardito e

E con l’eterno sigaro fra le labbra. Il tenente di Revel lo

rimprovera per il ritardo. Calmo, il nobile de Riccabona risponde: “ Tenente, sono sessanta anni che ho atteso l’Italia e spero che Lei potrà attendere mezz’ora”.

Ora il tenente di Revel è sull’attenti in posizione di saluto di fronte al vecchio patriota cormonese.

E in quel momento sembra proprio che tutta l’Italia sia lì a salutare quel vecchio gentiluomo e gli altri irredentisti presenti che ora con le lacrime agli occhi si abbracciano gridando nell’entusiasmo: “ Viva l’Italia!”

23 ottobre 1917, lunedi’ –

Verso mezzodì s’ode uno scoppio insolito, scoppio che preoccupa tutti i borghesi e militari. Era da tempo che non si udiva più alcun rumore; al fronte pareva guerra finita. Quale illusione!! La calma non era che apparente e tanto più temibile, quanto più prolungata. E lo scoppio del mezzodì non era che il segnale foriero di giorni tristi di ore di angoscia!

23 ottobre 1917, martedì –

Aeroplani in osservazione; appena ritiratisi incomincia il bombardamento.

24 ottobre 1917 – mercoledì

Il bombardamento si fa più intenso giorno e notte.

25 ottobre 1917 – giovedì –

Le granate di grosso calibro cadono frequenti portando ovunque rovina e morte. Lo spavento è al colmo.

Le Autorità militari danno l’ordine di sgombrare tutti gli ospedali; in brevi ore, tutti feriti e ammalati lasciano Cormons. Anche per i borghesi sono pronte le vetture per metterli in salvo. Molti fuggono sui monti vicini, altri nelle adiacenti campagne: è una desolazione generale!

26 ottobre 1917 – venerdì –

Lo stato allarmante continua; la città è cambiata in una necropoli, tanto l’aspetto suo è tetro. Le Suore dell’Ospedale 219, partiti i feriti, furono lasciate libere, ed esse si affrettarono a portarsi in Convento a ricongiungersi alla Comunità trepidante, ma fiduciosa nell’assistenza divina. Quante emozioni!

Nel percorso poi dall’Ospedale al Convento quale tetra impressione! Le strade deserte, coperte di sassi, di schegge, di rovine; le case o guaste o profondamente solcate dalle ripetute scosse di quelle formidabili granate, che scoppiando all’improvviso, pareva volessero subissare la città in un momento: Perciò i rari passanti non camminavano ma correvano per tema di essere sorpresi da qualche scoppio inatteso.

27 ottobre 27 1917 – sabato -

La giornata ebbe un principio di cattivo augurio. Durante la S. Messa avvenne uno scoppio così formidabile da farci trasalire tutte, giacchè a quel colpo si aprirono strepitando e portiere e finestre, cadendo a terra molti vetri in frantumi… e noi…per grazia di Dio illese!!

Fu però giudicato prudente, dopo la Santa Messa, di trasportare il Santissimo con tutto il Tabernacolo nella Cappella di San Giuseppe, ove il dì seguente fu pure collocata la statua prodigiosa di Rosa Mistica perché la Chiesa era in serio pericolo causa gli incendi delle case vicine. Granate di tutti i calibri cadevano d’ogni parte, scoppi formidabili di munizioni facevano traballare le case come fosse un continuo terremoto, rovinando tutto; abbattevano pareti, crollavano soffitti, scardinavano usci ed imposte, e nei loro sinistri bagliori, specie la notte, davano un’impronta spaventosa, terrorizzante. Cormons, ad eccezione di poche persone vecchie ed impotenti era vuota di cittadini.

E le Suore? Affidate a Colui che tutto può si tenevano strettamente unite, vegliando e pregando ai piedi del loro unico conforto ed aiuto, di Gesù Sacramentato, e della prodigiosa Madonnina Rosa Mistica. La Cappella di San Giuseppe in questi ultimi giorni di orrori era divenuta il rifugio di tutta la gente del vicinato.

Donne,  vecchi,   bambini di ogni età    e      condizione accorsero a salvarsi dove solo si trova vera sicurezza….. al Convento ai piè del Signore, mentre un quadro simile si ripeteva al Duomo., ove tutti quelli che temevano abitare nelle proprie case si chiudevano in Chiesa tutti riuniti attorno al buon e pio Parroco don Peteani, che li animava tutti a porre ogni fiducia nel Crocifisso e nella Madonna Addolorata.

Qual tetra e terrorizzante impressione dava di se la povera città di Cormons, guardando dall’alto di qualche finestrella……

Silenzio e buio sepolcrale, interrotto solo dal vociare dei soldati e del sinistro chiarore prodotto dall’incendio crescente nei diversi punti più importanti della città, tanto sa sembrare che la sorte di Cormons fosse già decisa.

Alla sera del sabato, al frastuono della granata, al rumore assordante degli scoppi, al sinistro bagliore degli incendi, si unisce un fragoroso temporale, con i suoi lampi e tuoni e una pioggia torrenziale come in pieno estate. Era l’immagine dell’inferno!!..

La pioggia dirottissima che continuò tutta la notte ed il giorno seguente fu veramente provvidenziale, poiché arrestò il fuoco.

Era tanta la fiducia che noi avevamo posta nel Signore, che speravamo contro ogni speranza, nutrendo nel cuore la sicurezza di essere salve.

……

Intanto, all’Ospedale Civile succedeva altra scena straziante. In prossima vicinanza la sera del 27 ottobre 1917, si fece saltare in aria un abbondante deposito di munizioni con uno scoppio formidabile che rovinò parecchie case vicine, e tra queste guastò pure il tetto, il soffitto, le pareti dell’ospedale. In attesa della morte, che sembrava ormai incontestabile, tutti i ricoverati che ancor potevano reggersi in piedi si radunarono nel piccolo corridoio a piano terra per la recita del Santo Rosario.

Fu un miracolo il poter condurre e ricoverare in Convento, oltre un centinaio fra vecchi e bambini, i quali tutti trovavano cure materne, essendo stati provvisoriamente collocati sui corridoi, nelle stanze attigue, in letti preparati alla meglio; poi vennero tutti riscaldati e rifocillati.

Fattosi appena giorno, si corse subito in cerca delle Suore e degli infermi rimasti all’Ospedale. Furono trovati tutti senza aver sofferto nulla di straordinario all’infuori dello spavento comune a tutti in quei giorni di terrori.

Si pensò quindi di farli trasportare tutti al Convento. Quest’opera preziosa la compirono le Suore medesime, accompagnando quali a braccio, altri condotti su piccolo carretto, tirato e spinto dalle stesse suore, che sole ebbero l’ardire di esporsi al pericolo delle granate che cadevano d’ogni intorno, e dalla dirotta pioggia che rendeva più disagiosa l’attraversata del paese.

Arrivati al Convento, furono collocati nel locale Scuole, ove per gli strapazzi sofferti, ebbero bisogno di cure più delicate, che le trovarono e l’ebbero costanti dalle in faticabili Suore, le quali furono liete di aver potuto col loro sacrificio salvarli da morte certa.

Il Convento intanto era divenuto una piccola arca di Noè, ove tutti trovavano rifugio, conforto e aiuto.

30 ottobre 1917 –

I profughi che negli ultimi giorni del bombardamento, avevano cercato rifugio nei boschi e nei monti vicini, fecero ritorno alle loro case. Questo ha presentato un altro quadro doloroso al nostro sguardo.

I poveretti, per i disagi, e sfiniti per lo spavento e le angosce, ebbero ad ammalare, quali da polmonite, quali da bronchite; molti altri furono colpiti dalla spagnola.

Ora immagini chi può come avran potuto i miseri essere curati, se al loro ritorno, la maggior parte trovò la casa vandalicamente spogliata del meglio che era…. E quindi ridotti a sopportare nuovi patimenti e privazioni. Di più in citta non era ancora né medico né farmacista.

La reverendissima Madre nostra, saputo ciò, incaricò tosto alcune Suore a prestare ai sofferenti tutte le cure di cui abbisognassero, e le pietose infermiere continuarono la loro opera caritativa sino a che furon malati, somministrando ad essi altresì le medicine.

Così si dovette alla Portineria del Convento aprire un ambulatorio, ove venivano accolti e medicati tutti quei poveri bisognosi di cure.

Per di più nella precipitosa ritirata, come altresì nell’ultimo terribile bombardamento, molti feriti italiani e austriaci caddero nelle vicinanze di Cormons; quindi non appena subentrò la calma, che tosto le Suore caritatevoli incaricarono persone pietose a farli levare e trasportare in barella al Convento, e man mano venivano curati, medicati e collocati nei corridoi, nelle stanze attigue alle scuole, su materassi o pagliericci e poi assistiti dalle medesime Suore con cura materna.

 

Le Autorità militari danno l’ordine di sgombrare tutti gli ospedali; in brevi ore, tutti feriti e ammalati lasciano Cormons. Anche per i borghesi sono pronte le vetture per metterli in salvo. Molti fuggono sui monti vicini, altri nelle adiacenti campagne: è una desolazione generale!

26 ottobre 1917 – venerdì -   Lo stato allarmante continua; la città è cambiata in una necropoli, tanto l’aspetto suo è tetro. Le Suore dell’Ospedale 219, partiti i feriti, furono lasciate libere, ed esse si affrettarono a portarsi in Convento a ricongiungersi alla Comunità trepidante, ma fiduciosa nell’assistenza divina. Quante emozioni!

Nel percorso poi dall’Ospedale al Convento quale tetra impressione! Le strade deserte, coperte di sassi, di schegge, di rovine; le case o guaste o profondamente solcate dalle ripetute scosse di quelle formidabili granate, che scoppiando all’improvviso, pareva volessero subissare la città in un momento: Perciò i rari passanti non camminavano ma correvano per tema di essere sorpresi da qualche scoppio inatteso.

27 ottobre 27 1917 – sabato – La giornata ebbe un principio di cattivo augurio. Durante la S. Messa avvenne uno scoppio così formidabile da farci trasalire tutte, giacchè a quel colpo si aprirono strepitando e portiere e finestre, cadendo a terra molti vetri in frantumi… e noi…per grazia di Dio illese!!

Fu però giudicato prudente, dopo la Santa Messa, di trasportare il Santissimo con tutto il Tabernacolo nella Cappella di San Giuseppe, ove il dì seguente fu pure collocata la statua prodigiosa di Rosa Mistica perché la Chiesa era in serio pericolo causa gli incendi delle case vicine.

Granate di tutti i calibri cadevano d’ogni parte, scoppi formidabili di munizioni facevanotraballare le case come fosse un continuo terremoto, rovinando tutto; abbattevano pareti, crollavano soffitti, scardinavano usci ed imposte, e nei loro sinistri bagliori, specie la notte, davano un’impronta spaventosa, terrorizzante. Cormons, ad eccezione di poche persone vecchie ed impotenti era vuota di cittadini.

E le Suore? Affidate a Colui che tutto può si tenevano strettamente unite, vegliando e pregando ai piedi del loro unico conforto ed aiuto, di Gesù Sacramentato, e della prodigiosa Madonnina Rosa Mistica. La Cappella di San Giuseppe in questi ultimi giorni di orrori era divenuta il rifugio di tutta la gente del vicinato.

Donne,   vecchi,   bambini di ogni età     e     condizione accorsero a salvarsi dove solo si trova vera sicurezza….. al Convento ai piè del Signore, mentre un quadro simile si ripeteva al Duomo., ove tutti quelli che temevano abitare nelle proprie case si chiudevano in Chiesa tutti riuniti attorno al buon e pio Parroco don Peteani, che li animava tutti a porre ogni fiducia nel Crocifisso e nella Madonna Addolorata.

Qual tetra e terrorizzante impressione dava di se la povera città di Cormons, guardando dall’alto di qualche finestrella……

Silenzio e buio sepolcrale, interrotto solo dal vociare dei soldati e del sinistro chiarore prodotto dall’incendio crescente nei diversi punti più importanti della città, tanto sa sembrare che la sorte di Cormons fosse già decisa.

Alla sera del sabato, al frastuono della granata, al rumore assordante degli scoppi, al sinistro bagliore degli incendi, si unisce un fragoroso temporale, con i suoi lampi e tuoni e una pioggia torrenziale come in pieno estate. Era l’immagine dell’inferno!!..

La pioggia dirottissima che continuò tutta la notte ed il giorno seguente fu veramente provvidenziale, poiché arrestò il fuoco.

Era tanta la fiducia che noi avevamo posta nel Signore, che speravamo contro ogni speranza, nutrendo nel cuore la sicurezza di essere salve.

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Faccio delle lente esplorazioni per le vie solitarie della cittadina, per le piazzette luminose e linde; vado avanti e indietro sotto i freschi ippocastani del viale della Stazione; mi fermo al caffè, davanti ai negozi, ai giardini fioriti di oleandri e di rose. Faccio delle lunghe passeggiate per le viuzze ombrose, per le trincee del monte Quarin; dalle parti di Povia e di Subida….

I migliori momenti li passo alla mensa…. Quasi ogni sera ci trovo il maestro Toscanini, il quale è qui per preparare una grande orchestra ed insieme trascorriamo qualche ora piacevole della notte, a zonzo per Cormons, conversando d’arte, d’artisti, della guerra, di politica, e di ogni cosa in po’…

21.10.1917:

Sparano su Cormons. Mi sono affacciato anche io a una finestra che dà sulla piazza Massimiliano; è vi ero appena arrivato che una terza esplosione, ancora più prossima, ha fatto sobbalzare la casa, mentre all’angolo di via Udine, il cavallo di un barocciaio stramazzava al suolo con la schiena squarciata da una scheggia, arrivata probabilmente di rimbalzo.

Un altro bombardamento di Cormons è cominciato, non c’è dubbio. Mi piace, però, la calma con cui la popolazione accoglie questo avvenimento…..

25.10.1917:

Arrivo a Cormons a notte alta. Le vie deserte, mute.

Senso di pericolo e di morte proprio dei paesi bombardati. Macerie. Il bombardamento continua. Molte case sono state colpite e distrutte; fra le altre quella di una tabaccaia che conoscevamo e che è rimasta uccisa con i suoi. Molta altra gente è morta; il resto è fuggita.

26.10.1917:

Il paese è già in apprensione per quello che avviene. Ho veduto dei vecchi signori borghesi, sconvolti, nell’atrio del Comando. Forse il Sindaco, funzionari del Comune. La gente si riunisce a capanelli sulle soglie delle botteghe, parlotta con sospetto; guarda inquieta noi ufficiali…. Passano per le vie soldati fangosi, col cappotto mezzo di pioggia, senza fucili, che vanno verso il comando di Tappa.

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